Il giuramento è uno dei primi passi formali che si fanno per sposarsi.
Il primo è la richiesta di matrimonio, che è una domanda in carta semplice che si presenta in Municipio. Dopo la richiesta, i messi comunali reperiscono i certificati di nascita dei nubendi, e una volta verificata l’assenza di irregolarità, convocano i nubendi per la promessa di matrimonio, o giuramento che dir si voglia.
Il momento è piuttosto emozionante, con l’incaricato che legge ad alta voce l’atto con il quale i nubendi si impegnano a sposarsi entro sei mesi:
“Oggi, 19 maggio 2008, la sottoscritta […], in qualità di Pubblico Ufficiale, ai sensi dell’art. […], riceve la promessa dei presenti Croella MARIO…”
“Ehm! Scusi, a dire il vero lui si chiama Marco” – fa Paola (per quanto mi riguarda io ascoltavo solo il pulsare del sangue nelle orecchie, avrebbe potuto anche dire “Paolino Paperino” e mi sarebbe stato bene)
“Mamma mia, ha ragione! Abbiamo sbagliato tutti i documenti… Ma ora li correggiamo!”
E così le “I” con l’aggiunta di un paio di barrette orizzontali divennero “C”. La solennità del momento, chiaramente era andata definitivamente per cicorie.
Tant’è, il giuramento alla fine l’abbiamo fatto (come peraltro ha meglio raccontato Paola), e dopo due-tre giorni, iniziano i quindici giorni di Pubblicazioni: nei Comuni di residenza dei Nubendi vengono affissi dei manifestini con i nomi degli sposi in modo che la Comunità ne sia opportunamente informata.
La nostra pubblicazione qui a Roma? Eccola qui sotto, notate nulla di strano?